che la settimana scorsa si è svolto piuttosto appassionatamente sui blog pubblico di merda e brullo nulla (v. questa domanda del giorno, quest'altro post e relativi link), a proposito di atteggiamenti, mode, pose, stupidità e della liceità di giudicare le persone in base a elementi del genere, mi pareva di avere le idee abbastanza chiare.
ieri, nella minutaglia redazionale quotidiana - un romanzo da rivedere - per l'ennesima volta ho trovato la parola inglese scalpel tradotta come «scalpello». e l'esasperazione mi ha procurato un attacco d'ira tale da farmi desiderare l'estinzione fisica del traduttore. ora è passato. davvero, sarei in grado di spiegare con calma al responsabile che significa «bisturi», che c'è sul vocabolario. è tutto sotto controllo. e tuttavia... (per un attimo, da un piccolo sintomo di cialtroneria professionale è stato facile dedurre la decadenza dell'intera società occidentale e invocare su di essa le sette piaghe d'egitto.)
oggi, a proposito della tolleranza come asse d'equilibrio (da una parte c'è l'intolleranza, dall'altra, si suppone, il rincoglionimento), trovo conforto in questo post di wilson.
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