così si presenta nell'edizione mondadori, ovvero lettere dal polo nord – come si chiamerà la cantartuga in inglese, mi domando.
Sai che ce l'ho in libreria da anni e non l'ho mai letto veramente?
Scritto da: LF | venerdì, 14 ottobre 2011 a 08:13
il testo è buffo, ma è un po' un pretesto per le figure... ci sono delle creature notevoli.
Scritto da: rose | venerdì, 14 ottobre 2011 a 09:47
"...and it was dawn before I reached the land and stepped off the table onto a beach of red sand with turtle dogs littered all over it (asleep), one of whom is now sleeping beside me - Jackson, in fact."
Dunque il povero Jackson altro non è che un "turtle dog". Uno dei rari esempi in cui la traduzione è più suggestiva dell'originale.
"Letters from a Lost Uncle", per me, è una sorta di equivalente in prosa dei nonsense poems di Peake: semplicemente il prodotto di una immaginazione incontenibile.
Mi ha fatta sorridere un passaggio di "Under a canvas sky" - il libro di memorie di Clare Peake (la terzogenita)- in cui si racconta di un inverno londinese particolarmente gelido, ravvivato da un igloo che Peake costruì in giardino per la gioia dei figli. Sono sicura che Peake in quell'occasione si divertì un mondo a giocare, fra sé e sé, allo Zio Perduto.
Scritto da: fuchsia | venerdì, 14 ottobre 2011 a 22:23
che bello, grazie (ora dovrò cercare anche i nonsense, ha! certo lo Zio è nella grande tradizione dello Snark)
Scritto da: rose | domenica, 16 ottobre 2011 a 15:20
Hai ragione Rose, grazie, non avevo pensato allo Snark.
Scritto da: fuchsia | domenica, 16 ottobre 2011 a 17:48