che il tè sia la mia sostanza-rifugio si sa, e dunque l'accumulo di provviste del genere ha una sua giustificazione. l'altra settimana però ho comprato queste bustine di cui non avevo assolutamente bisogno, solo perché clipper mi instupidisce totalmente con il suo packaging.
il tè peraltro è molto buono e l'azienda impegnata a tutto campo su prodotti biologici e/o da commercio equo.
sembra però che i loro grafici, big fish (già artefici dei pacchetti di dorset cereals, di cui sono caduta vittima numerose volte), abbiano un mio identikit da usare come profilo del consumatore ideale e ciò mi mette a disagio: faccio bene a premiare la bellezza del loro lavoro e la qualità dei prodotti che riveste, oppure sono solo un'altra psicolabilità nel grande sistema del commercio?
in altri termini: resistere al richiamo della teiera rétro (con rosellina incorporata, l'avete vista) sarebbe un saggio atto di spirito critico o un inutile atto di automortificazione?
(prego di andare a guardare la serie di pacchetti «drink me», ispirati ad alice nel paese delle meraviglie, prima di rispondere.)
se bevi tè comunque, perchè non questo superbamente vestito? Aspettare il suo turno di infusione ti farà godere più a lungo la scatola
Scritto da: lazona | lunedì, 07 febbraio 2011 a 23:26
ma ora desidero confezioni che non ci sono al superpolo, e non so come procurarmele senza spendere cifre improponibili!
Scritto da: rose | martedì, 08 febbraio 2011 a 11:40
Ma aulentissima Rose, dov'è che trovi questo superbly packaged tea (e probabilmente altrettanto superbly fragant) Milano ? O hai dei fornitori segreti di cui non vuoi rivelarci l'indirizzo ?
E poi, un giorno non troppo lontano dovremo andare a fondo nell'indagine (psicoanalitica) della potente influenza che il fascino perverso della grafica esercita su di noi. Dico noi perché sharo questa sublime fascinazione e il tuo gusto in materia di grafica e design.
Scritto da: avi | giovedì, 10 febbraio 2011 a 08:54
buongiorno avi!
il superpolo è in largo la foppa sotto i portici. sarebbe carino andare a fare la spesa insieme :o)
penso che un insopprimibile bisogno di armonia e unità tra forma e sostanza (sempre minacciato, vedi il fatto stesso che si faccia abitualmente questa distinzione) giustifichi la soddisfazione data dal design. se poi passa uno psiconalista, dica la sua!
Scritto da: rose | giovedì, 10 febbraio 2011 a 09:49