visitando la mostra dei libri d'artista della collezione consolandi, un po' di tempo fa (qui lo slow blogging si fa spinoso al punto che purtroppo, nel frattempo, il noto collezionista milanese è mancato), davanti ad alcune delle opere più recenti ho avvertito un ostinato senso di disapprovazione: dove un libro preeseistente viene usato come materia prima, blocco scultoreo, senza alcuna relazione con il contenuto del libro stesso, l'operazione mi colpisce come superficiale e di una brutalità gratuita; insomma, io non ci sto.
(inserirò esempi qui* appena ripesco il catalogo dal riordino delle scartoffie domestiche; durante il quale, ieri sera, ho ritrovato questo intervento di annie françois, autrice di la lettrice, per poi scoprire che è morta l'anno scorso.)
su come dall'opportuno apprezzamento dell'estetica dell'oggetto libro si sia passati all'exploitation, al libro oggetto – ben oltre i mobilieri che a scopo esposizione rilevavano vecchi libri di un editore per cui lavoravo – ho trovato oggi questo articolo (dalla rubrica consumed di rob walker, sul new york times).
... se non fosse che tratta di cose serie e anche un po' lugubri, questo post di sfalsature tra vivo e defunto fa un po' sorridere :) e la faccenda dello slow blogging è apprezzabile, davvero, fa intendere una vita viva al di fuori della rete, un tempo utilizzato per conoscere altro e per trasmettere altro quando torni qui
poi c'è la questione dei libri-oggetto che vengono convertiti in ... in?
... in - linea di massima non sarei affatto contraria, per due semplici ragioni:
a - il libro normalmente è prodotto in un numero consistente di copie e quindi sacrificandone uno non si elimina che un unico esemplare
b - a volte (non sempre ma a volte) l'oggetto risultante potrebbe essere assai più bello o migliore o più divertente del libro che è stato impiegato a supporto
insomma, personalmente credo, come anche la filosofia suggerisce del resto con le sue interminabili elucubrazioni, che le cose siano entità passibili di innumerevoli interpretazioni ed accezioni, e che nulla è fermo su se stesso
(...e questo commento è scritto malissimo - perdono)
un caro saluto
c
Scritto da: POP LIFE | giovedì, 23 settembre 2010 a 18:55
ma in effetti devo ancora pensarci un po' su... forse quella di farci crescere le piante dentro non è una cattiva idea!
insomma, vorrei che ci fosse un pensiero dietro alla mutazione, ecco. perché si tratta di una cosa brutale: magari il libro era pessimo e ridondante la sua esistenza (ehm, per le suaccennate vicende domestiche ne so qualcosa), ma distruggere tutte quelle parole... wow. mi fa impressione.
Scritto da: rose | giovedì, 23 settembre 2010 a 22:19