di antonietta de lillo, tratto dal romanzo di enzo striano che in effetti fa venir voglia di leggere, ti porta nel settecento in carrozza e te ne fa uscire camminando verso il patibolo. nel frattempo tornano in mente un po' per volta altre visioni di settecento cinematografico: non tanto abel gance quanto kubrick, greenaway (che però era ambientato un secolo prima), e soprattutto rohmer, e quindi anche il rossellini della presa del potere da parte di luigi XIV (ma c'entra un po' anche lo spirito delle spoglie ambientazioni storiche di jarman). il teatrino della storia si anima grazie ai disegni di oreste zevola e alla musica di daniele sepe, maria de medeiros è tanto «figura di scena» che il suo accento portoghese autentico non introduce realismo ma un ulteriore straniamento. a me è piaciuto.
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