è un film, naturalmente. ma sono anche le icone personalizzabili che si usano per darsi un corpo in rete. questo link, provato da superqueen e garnant (ma eccone un altro, meno ricco), mi ha fatto nei giorni scorsi l’effetto di un videogioco (ai videogiochi non mi sono mai appassionata, ma forse devo ancora trovare il mio). insomma, in cerca di un momento di pausa senza lasciare il computer, mi veniva da tornarci e giocare: non tanto per creare un’immagine di me il più possibile simile a come sono ma per provare qualcuna delle n combinazioni realizzabili, mantenendo il vincolo di una certa somiglianza (zitti, voi che potreste obiettare: la bambola è lusinghiera per definizione, oppure caricaturale, ma certo non realistica).
in pratica, sono regredita ai mesi dell’infanzia passati col naso contro il vetro di una finestra per ricalcare la sagoma di una bambola di carta, allo scopo di disegnarle vestiti che poi coloravo coi pennarelli – ne facevo a decine. la bambola l’avevo ereditata dalle cugine; era in una serie vecchiotta (anni 60 massimo) di due o tre, ma io avevo scelto quella e i vestiti li facevo solo per lei. il meccanismo dev’essere quello solito per cui ci si appassiona alle riproduzioni in miniatura: distanza soddisfacente, facilità di possesso, possibilità di collezionare. era già un po’ che ne volevo parlare perché in rete, guarda un po’, le paper dolls abbondano:
the original paper dolls artists guild.
gothic paper dolls.
belle.
altri personaggi storici, letterari, cinematografici.
questi e altri link.
un deprecabile aggiornamento: celebrity dress up games.
quanto a quelle di carta vera, com’è noto ne pubblica moltissime la dover; io ho questo libro, ma de gustibus...
Carine le tue dolls! E poi la questione delle dolls di carta mi hanno letteralmente riportata nel passato: non ricordo a che età, ma anche io e mia sorella abbiamo giocato con queste sagome di carta a cui far indossare vestiti che si fissavano piegando delle linguette. Poi sono arrivate le Barbie, i loro vestiti scintillanti e i loro malefici sandali (si perdevano sempre ma erano bellissimi, giusto come questi), ed è cambiato tutto, l'attitudine al gioco compresa.
Scritto da: Superqueen | mercoledì, 13 aprile 2005 a 09:50
volevo solo dire di questo blog che a volte ti fa stare bene anche solo a guardarne le figure, come da piccoli :)
Scritto da: benty | mercoledì, 13 aprile 2005 a 11:20
uh, adesso vado a giocare su quel sito, superqueen... nel periodo delle bambole di carta, o forse prima, mentre aspettavo di addormentarmi inventavo scarpe per la barbie. qualsiasi femminista mi schiaffeggerebbe, e invece io la vedo ancora come una cosa creativa e innocua.
benty, hai colto esattamente il punto :)
Scritto da: rose | mercoledì, 13 aprile 2005 a 11:48
Io ho un ricordo vago delle bamboline di carta di Candy Candy, che si ritagliavano e che coloravo a pastelli. Sto resistendo stoicamente ai siti che suggerisci, altrimenti lo so come finisce...
La doll1 è perfetta, secondo i miei ricordi.
Scritto da: Garnant | mercoledì, 13 aprile 2005 a 13:34
ho apprezzato molto la prima, che fa molto exene chervenka, e lascia intuire un passato dark.
Scritto da: mammara | mercoledì, 13 aprile 2005 a 17:56
a volte mi torna, l'irrefrenabile nero da capo a piedi.
qui ho trovato lei truccata da diva del muto - un modello per tutte le gothic tinies.
Scritto da: rose | mercoledì, 13 aprile 2005 a 18:13
Pensavo che, nell'ambito del make-up rock gotico, le maestre fossero Brody Dalle, Siouxsie e Kat Bjelland delle 'Babes in Toyland' (di cui ho un vago ricordo, ma mi sembra che negli anni '90 ci andasse pesante con il trucco). Ora che vedo la foto di cui parli (non conoscevo il gruppo), ho acquisito una nuova musa!
Scritto da: Superqueen | mercoledì, 13 aprile 2005 a 19:17
io non dimenticherei patricia morrison, come gothic queen...
Scritto da: mammara | mercoledì, 13 aprile 2005 a 19:26
be’, siouxsie rules (grazie del link!), ma il punk degli X è indimenticabile e lei era molto originale, si vestiva abbinando in modo strano dei vestiti da orfanella.
ah, qui c'è patricia morrison che dice «punk to me was about being yourself. still is.»
non mi dispiacerebbe affatto andare a sentire i damned, credo, nonostante l'età (loro e mia).
Scritto da: rose | mercoledì, 13 aprile 2005 a 22:19
Non conoscevo Patricia Morrison, ma mi sembra una versione punk di Elvira (altra icona per quel che concerne il gothic make-up).
Scritto da: Superqueen | giovedì, 14 aprile 2005 a 15:07
!!
Scritto da: rose | giovedì, 14 aprile 2005 a 18:59
Rose cara, non trovo una email in questo blog...sarà che mi perdo a guardare le bambole? Se in effetti non c'è e non desideri sbandierarlo alle 4 brezze, come posso contattarti? O mandami tu una mail a quel ludicrous e-mail address che mi ritrovo :)
Scritto da: L | giovedì, 14 aprile 2005 a 22:47
I LOVED paperdolls when I was little (I still have some that I kept), I must explore these links when I have more time. I've noticed that the kids in the libraries I work at like playing on the dress-up games on the net, which are similar I suppose.
Scritto da: Katherine | mercoledì, 20 aprile 2005 a 20:02
yes, that's exactly my point – unfortunately I haven't kept my old paper dolls, I'd love to have them back.
Scritto da: rose | mercoledì, 20 aprile 2005 a 23:39