«nei sogni non cerchiamo risposte che il conscio (la mente razionale) è in grado di fornire, cerchiamo risposte alle domande cui il conscio non sa far fronte. e questo è vero anche per il dramma; se la domanda che viene posta è una di quelle cui è possibile rispondere razionalmente, ad esempio come si fa a riparare una macchina, o se i bianchi debbono essere gentili coi neri, o se gli handicappati hanno diritto a essere rispettati, ci gustiamo il dramma in modo incompleto; ci siamo svagati, ma non ci sentiamo appagati. solo se la domanda posta è una di quelle la cui complessità e profondità profondità non predispone a un esame razionale, la scrittura drammatica ci sembra appropriata e le soluzioni drammaturgiche diventano illuminanti.»
david mamet, note in margine a una tovaglia, trad. di e. valdrè, minimum fax 2004
(questo è un po' l'«elementare watson» del senso dell'arte in generale, ma siccome mamet lo formula in modo molto chiaro, mi pare utile conservare il ritaglio.)
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