i traduttori cani, intendo. anche oggi, è stato bello trovare illuminated manuscript tradotto «manoscritto illuminato» (per la cronaca trattasi di traduzione già pubblicata da altro editore, rivista da nostro collaboratore esterno, a cui io dovrei «dare un'occhiata» prima di mandarla in bozza per la riedizione).
non tocchiamo questi dolenti tasti... molti dei miei libri sono infarciti delle mie fulminazioni contro il can di traduttore e relativa correzione... ma ci sarebbe da fare tutto un lungo discorso sulla prassi della traduzione nell'ambito dell'editoria italiana
Scritto da: avi | venerdì, 05 novembre 2004 a 13:30
punctum dolens, caro avi.
Scritto da: rose | venerdì, 05 novembre 2004 a 15:11
Lungo davvero, il discorso, e molto articolato, si spera (senza dimenticare le tariffe, en passant).
Perché comunque non è molto bello dire "i traduttori cani", perché poi il passo a "quei cani dei traduttori" (come se non esistesse un solo traduttore capace di non inciampare vistosamente nei falsi amici) è troppo breve.
Non facciamo dell'erba un fascio, né di qualche stelo una classe botanica, perché di "cani" ce n'è ovunque: insegnanti cani, redattori cani, scrittori cani, segretarie cani, manager cani, selezionatori del personale cani, commessi cani e via dicendo...
Scritto da: FF | sabato, 13 novembre 2004 a 16:20
io non lo trovo un passo breve: la distinzione sussiste proprio perché ci sono i traduttori bravi (io ne conosco molti che non inciampano nei falsi amici, mentre chi si improvvisa traduttore, guarda caso, lo fa sempre: ma il requisito non è sapere tutto, bensì rendersi conto di ciò che non si sa e documentarsi, a volte basta un vocabolario.)
capitemi se a volte si sente la mancanza di un pochino di meritocrazia, così, in teoria, poi torniamo a essere buoni, a non tranciare giudizi, a dare una possibilità a tutti ecc. ecc.
Scritto da: rose | sabato, 13 novembre 2004 a 19:44
E' giusto, è giusto, concordo! (anche se il tema "meritocrazia" mi soverchia, lo lascio stare)
Ciò che fa male, credo, quando si esercita detta professione, è che è più facile essere citati per demerito che per merito - e cioè più facile che si trovino svarioni et al. che lodare la traduzione buona, scorrevole, accurata: per il semplice fatto che uno svarione è una traccia del traduttore (e che traccia!), nel testo ben tradotto, invece, il traduttore scompare e con lei/lui, purtroppo, anche il merito.
Comunque, ti ammiro tanto: le revisioni sono una prova di forza per la psiche e le virtù morali! :-)
Scritto da: FF | sabato, 13 novembre 2004 a 20:43
ecco perché mi ritrovo spesso piuttosto fuori di me e propensa a certe meschinità... ;)
io nel mio piccolo non lesino lodi alle traduzioni fatte bene (e sono pure in imbarazzo se invece devo far notare delle inesattezze), ma nelle recensioni dei giornali, si sa, il costume è sempre stato quello a cui accennavi - diffuso nel mondo del lavoro in generale, in verità, perché non si fanno i complimenti a un treno che arriva in orario (con buona pace della differenza tra uomo e macchina).
Scritto da: rose | sabato, 13 novembre 2004 a 23:16
*illuminated manuscript* non significa *manoscritto miniato*? Comunque, a volte si hanno 2 ore di tempo per fare una traduzione (almeno quando si lavora per i quotidiani, come capita a me) e sbagliare è molto più facile di quanto si creda perchè non si ha il tempo di controllare, bisogna consegnare!
Scritto da: aotearoa | mercoledì, 14 giugno 2006 a 21:28
ma certo, però... meno frasi senza senso vengono consegnate, meglio è ;)
Scritto da: rose | domenica, 18 giugno 2006 a 17:26
Perché, "love your neighbour..." tradotto come "ama il tuo vicino..." non è bella? - Trovato nella traduzione, pubblicata da una delle massime case editrici italiane, di un grande poeta contemporaneo. E poi, l'anno dopo, ripetuta in un noto Dizionario delle Citazioni, di un'altra celeberrima casa editrice: quindi rivisto (teoricamente) 2 volte, da 2 staff diversi.
E la scena dei tre giovani gettati nella fornace ardente di Daniele 3,24 ss. - fra l'altro oggi, post-Shoah, brano da tradurre con religioso "timore e tremore" e infinita pena, in quanto simbolo dolente della Shoah - scena definita nell'originale "amazing", aggettivo reso in italiano con "divertente" (probabilmente per confusione con "amusing"?). L'ho revisionata io sul lavoro di una cosiddetta collega, sennò usciva così. Divertente, bruciare per un'ideale. Se non sai l'inglese, almeno vatti a leggere Daniele, tre, quattro volte prima di metterti al pc, quando stai traducendo un commentario filologico, e continua a leggertelo confrontando riga a riga man mano che traduci, cagna. Ma già, costa tempo, e il tempo è danaro, e le tariffe sono basse... Sarà forse per questo da 20 anni fatico ad arrivare a pagare l'affitto, a fine mese. Questo mese al 2 di ottobre devo ancora pagare quello di settembre. Tradurre è gioia, amore e rispetto. La gioia e l'amore si pagano - tutto si paga, nella vita - il rispetto lo si deve, a qualunque prezzo. Sia lode a Bruno Oddera e a Mario Praz. Amen :-D
Scritto da: T | lunedì, 02 ottobre 2006 a 15:20
amen (anche se, come forse saprai, nominare il secondo porta... ehm), e un incoraggiamento a non lasciarsi appiattire da routine, fretta, bollette da pagare.
Scritto da: rose | lunedì, 02 ottobre 2006 a 16:41
Calunnie! il Professore portava solo bene, adorato uomo. Se non mi hanno appiattito in 20 anni, col fischietto che mi appiattiscono da ora in poi: porto la sesta di reggiseno, sotto il profilo lavorativo. Contro l'editoria, si deve usare il Sandro Penna: "Il mondo che vi pare di catene / tutto è tessuto d'armonìe profonde". Sempre in attesa di altre poesie di Hart,
tuoi T e Gi
Scritto da: T | martedì, 10 ottobre 2006 a 11:31