visto che da queste parti gli elenchi sono all'ordine del giorno, non posso non appuntarmi la riflessione di terry teachout, critico newyorkese autore del blog about last night, a margine del divertissement che ha lanciato tra i weblog culturali americani: il cultural concurrence index.
riassumendo, pare che statisticamente una lista di 100 domande aut/aut possa stabilire in che percentuale i gusti di chi risponde siano affini a quelli dell'autore delle domande,* ma è importante non dedurne arbitrariamente nient'altro: insomma,
il gusto non è un'ideologia. è una reazione personale all'esperienza della fruizione artistica. se le tue reazioni a un'opera nuova o sconosciuta sono completamente prevedibili, significa che invece di permettere all'esperienza di plasmare e raffinare il tuo gusto cerchi di far entrare la tua percezione nelle caselle delle tue opinioni preesistenti.
nel leggere mi ha procurato un vero e proprio senso di sollievo la forte identificazione sentita a questo punto:
non credo che il mio gusto sia incoerente. per me è perfettamente sensato, e lo conosco abbastanza bene da essere in grado di prevedere le mie reazioni a manifestazioni artistiche nuove con una certa sicurezza. ma sono sempre pronto a cambiare idea sui due piedi, e mi capita continuamente.
questa compresenza di un gusto preciso con l'apertura mentale è sempre una cosa difficile da difendere, e a volte anche da spiegare.
* se qualcuno dei bloggatori di passaggio avesse la pazienza di proporne una... io credo che non l'avrò. le regole però sono interessanti, e potrebbe essere divertente.
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