di matteo garrone: film dove il fuoco consuma ma non riscalda.
spiazza meno dell’imbalsamatore, forse perché la storia rientra esplicitamente in un filone, quello delle relazioni di coppia sadomasochiste. questa ha la peculiarità di essere ambientata nel nordest ricco dei laboratori di oreficeria, un’ex campagna tirata a lustro dai soldi dove l’ossessione del protagonista – un orafo che forse si vorrebbe alchimista,§ per cercare e distillare nella vita l’essenza ultima, ciò che è veramente prezioso – è patologica più per la sua distanza idealistica da tutto ciò che ha intorno che non per le sue conseguenze.
mi sembra molto un film di trevisan, cosceneggiatore e interprete: c’è addirittura un posto che sembra uscito dal suo libro, i quindicimila passi, e la storia ha una dimensione concettosa assente nell’imbalsamatore (che continua a piacermi di più, per la sua ambiguità irresolubile). c’è sempre, però, quella specificità dell’occhio di garrone per i luoghi (nello sceglierli, nel riprenderli), con i suoi tocchi di realismo efficace perché non vuol darsi quel nome, non è «neorealistico», e quindi riesce a far guardare delle cose che sono indubbiamente italia, ma forse al cinema non le avevamo ancora viste.
e c’è l’ansia che questi suoi due film comunicano più di qualsiasi thriller, un’ansia percettiva, perché non sai mai che cosa stai per vedere e perché vieni sprofondato nel disagio dei personaggi: molte sequenze si concentrano su quei momenti di silenzio, d’imbarazzo, di attesa, di cercare le parole che normalmente vengono «tagliati» dalla memoria, e che raramente diventano materia cinematografica – espunti a monte, nella sceneggiatura, e ovviamente nel montaggio, se ne dovessero rimanere.
(§ commento di lr)
MI piace molto come racconti garrone, sia nel suo film che ho già visto, sia in primo amore che voglio andare a vedere.
Mi piace che lo racconti senza togliere il gusto di andarci a chi come me ci vuole andare perché è stato sorpreso dal paesaggio italiano ma sorprendente dell'imbalsamatore.
Scritto da: palmasco | domenica, 04 aprile 2004 a 22:26
a distanza di due giorni «primo amore» l'ho ulteriormente rivalutato, avendo visto ieri «l'odore del sangue» di martone che, scegliendo temi se vogliamo affini, si perde via senza riuscire a trovare uno stile, un personaggio, un'intensità espressiva.
Scritto da: rose | lunedì, 05 aprile 2004 a 09:38