non mi pare un neologismo felicissimo (documinchiesta?). invece il film di henri-françois imbert che ho trovato definito così, ovvero no pasaran, album souvenir, mi è piaciuto molto (qui apro un credito, perché ne ho visto solo la prima metà). è un documentario in cui la molla per ricostruire un episodio storico piuttosto misconosciuto (i campi di concentramento in cui i francesi chiusero i rifugiati provenienti dalla catalogna alla fine della guerra di spagna) è un episodio privato, un ricordo infantile del cineasta: sei cartoline dell’epoca, che immortalavano l’arrivo dei profughi, trovate in un vecchio album di famiglia. da lì parte un’inchiesta paziente, che dura anni, per trovare altre immagini della stessa serie e identificare precisamente i luoghi dei fatti, scrutando tutto quello che può dire uno scatto in bianco e nero del 1939. (trovato all’infinity festival, che si presenta male per quel titolo new age dietro cui si cela il concetto da oratorio di «cinema e ricerca dello spirito», e invece vale la visita, perché fa tanti bei film che opportunamente si coniugano alle attrattive enogastronomiche di alba. al contrario del pretestuoso tema del festival, che al massimo si coniuga con gli artificiosi fumi alla cioccolata provenienti dallo sponsor ferrero.) un nuovo sito francese di interviste di cinema: kinok.
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